Presso il Palazzo degli Istituti anatomici di Torino, in via Pietro Giuria 15, è possibile immergersi nelle collezioni raccolte per gli innovativi studi che Cesare Lombroso intraprese nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi del Novecento: si tratta di disegni, fotografie, corpi di reato, produzioni artigianali e artistiche realizzate da internati nei manicomi e nelle carceri e costituiscono l’attuale Museo di Antropologia criminale a lui dedicato.
Cesare Lombroso, nato a Verona nel 1835 ma stabile a Torino dal 1876 fino alla sua morte, dedicò la sua vita agli studi sulla devianza, la criminalità e l’atavismo: a lui viene riconosciuto il merito di aver fondato l’antropologia criminale anche se le sue teorie vennero del tutto smentite nel corso del tempo. Secondo Lombroso a determinate caratteristiche fisiche e anatomiche corrispondevano caratteristiche psicologiche e morali: scopo ultimo dei suoi studi era quindi individuare le caratteristiche fisiche che contraddistinguevano i criminali partendo da ritratti e fotografie di criminali, calchi in gesso e crani ma anche dagli oggetti creati dai soggetti presi in esame.
Il Museo torinese a lui dedicato raccoglie queste collezioni tracciando il percorso accademico di Lombroso che si occupò anche di studiare l’origine della pellagra, si interessò alle condizioni dei detenuti nelle carceri e arrivò a trattare anche ipnosi e spiritismo al pari di altre forme di devianza. Ripercorriamo studi, contraddizioni e ambiguità del positivista Cesare Lombroso, questa settimana su Rivista Savej.