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Saluzzo, la bella ai piedi del Monviso

Definita “una nobile terra” sorta su una “rigogliosa e fertile pianura” la bella città di Saluzzo viene così descritta dal grande autore inglese Geoffrey Chaucer nella novella dei Racconti di Canterbury che riprende la boccaccesca storia di Griselda e del marchese Gualtieri. L’atmosfera medievale tratteggiata dai due autori, e ripresa anche da Petrarca che la tradusse in latino, è ancora oggi conservata e ben riconoscibile passeggiando nelle vie storiche della città. La storia di Saluzzo è strettamente legata al marchesato che, per più di quattro secoli, definì la politica e le vicende della città stretta tra il regno di Francia da una parte e il dominio dei Savoia dall’altra. Dal capostipite, Manfredo I di Vasto che ottenne il possesso del saluzzese nel 1142, fino all’annessione al territorio dei Savoia le vicende dei marchesi di Saluzzo sono caratterizzate da lotte per l’eredità, spartizioni dei territori, alleanze, invasioni e assedi.

Ma Saluzzo ebbe anche un importante primato: sul Monviso, il caratteristico monte simbolo del Piemonte montano, venne scavato tra il 1479 e il 1481 il primo traforo alpino mai realizzato, il “Buco del Viso”. Realizzato con antiche tecniche e, ovviamente, senza l’aiuto degli ancora sconosciuti esplosivi, questa imponente opera fu voluta da Ludovico II per commerciare con i francesi senza l’intermediazione dei Savoia. Furono proprio i Savoia a farlo chiudere e soltanto l’intervento di Giolitti ne permetterà la riapertura nel 1907. Saluzzo non fu amata solo da poeti e da letterati ma anche da pittori, tra questi Carlo Pittara che la rappresentò nel 1880 nell’imponente quadro Fiera di Saluzzo (secolo XVII). Patria di Silvio Pellico – dal 2011 la sua casa natale è diventata museo – Saluzzo non smette di affascinare con le sue torri maestose e l’inconfondibile profilo del Monviso come sfondo. Alla scoperta della bella ai piedi del Monviso questa settimana su Rivista Savej!