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Quando la natura invade i nomi di luogo

In una precedente puntata della nostra escursione nella toponimia piemontese abbiamo iniziato a occuparci dei fitotoponimi, cioè quei nomi di luogo che sono costruiti a partire dal nome di una pianta. In quella occasione ci siamo concentrati su alcune specie ad alto fusto ma anche le erbe, i fiori e gli arbusti contribuiscono a caratterizzare il paesaggio piemontese e i loro nomi a creare dei toponimi.

Dal vimine ha origine Omegna ma anche ginestre, lamponi, ginepri, mirtilli e rododendri hanno avuto un ruolo come piante a basso fusto dalle quali sono nati nomi di luogo. Da eriche, bossi e rovi derivano invece Bussoleno, Bossolasco, Boccioleto, Settimo Rottaro, Roasio, Rovasenda, Spinetta Marengo, Bruino, Brughiera e molti altri. Cardé, Feletto, Frugarolo, Givoletto fanno parte dei nomi derivati invece da erbe e fiori: spesso erano specie che potevano avere qualche utilità perché commestibili oppure curative. Un toponimo può poi porre in evidenza la vicinanza all’acqua di una località: Cannobio, Cannero, Giunchio sono solo alcuni esempi di nomi derivati da piante che sono spie della presenza di acqua (un ruscello o anche una sorgente).

Troviamo infine anche nomi di luogo che richiamano la presenza di vegetali a basso fusto o erbe, senza dar conto delle specie presenti: Piano dell’Erba, Pelosa, Pralungo, Pratiglione, Pray, Prali, Pragelato, Pratorotondo, Pradleves sono solo alcuni dei tanti, tutti da scoprire questa settimana su Rivista Savej!