Appesi sui muri più o meno nascosti di chiese e santuari di tutto il Piemonte gli ex voto non sono solo un’espressione popolare, una forma d’arte povera scaturita da chi, per salvarsi dal procedere ineluttabile delle cose, sente di non poter contare su altro che sulla divinità. Gli ex voto sono anche racconti di vicende ordinarie, tragiche ma a lieto fine, che con la loro semplicità raccontano di malattie superate, guerre da cui si è tornati illesi, incidenti finiti in un nulla di fatto, disastri naturali che hanno risparmiato la persona, la casa o il bestiame.
Se oggi li conosciamo soprattutto sotto forma di quadretti, fotografie e disegni che rappresentano tragedie evitate, la storia degli ex voto è molto più antica: esistevano già nel mondo classico e ne abbiamo testimonianza dalle tabellæ pictæ romane e dalle terrecotte etrusche che rappresentavano le parti del corpo scampate alla malattia. Successivamente adattatisi al cristianesimo e legatisi ai santi locali nei secoli hanno cambiato forma e popolato i luoghi di culto di tutta Italia.
Nel capoluogo torinese possiamo scovarli al Santuario della Consolata: qui, dai bombardamenti su Torino durante la Seconda guerra mondiale agli incidenti sui carretti, gli ex voto sono spesso realizzati mediante tratti similari, indicazione dell’esistenza di pittori che nel Novecento smaltivano le richieste incessanti dei miracolati utilizzando tecniche ripetitive per accelerare i tempi e rendendo di fatto straniante la monotonia pittorica di queste rappresentazioni. Gli ex voto sono oggi condannati alla modernità anche se ancora rifiutano di svanire, proseguendo la loro narrazione di tragedie scampate. Scopriamo la loro bellezza segreta questa settimana su Rivista Savej.