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Maria Velleda Farnè, la prima laureata a Torino

Il colera a Bologna nel 1855, il positivismo degli studi a Torino, la maturità nella Roma della regina Margherita e il triste epilogo a Rivalba: sarebbe ingiusto riassumere così la vita di una pioniera degli studi, Maria Velleda Farnè. Conosciuta come la seconda donna laureata in Italia – prima nell’ateneo torinese – la vita della Farnè è passata per tanti anni inosservata finché l’archivista Paola Novaria non ha scoperto alcuni documenti storici a lei riferiti e ha deciso di ridar luce a questa figura.

La scelta di Maria di iscriversi all’università, davvero inusuale per l’epoca, fu sostenuta dal padre Enrico e forse influenzata dall’essersi salvata dal colera e la portò, nel 1873, a superare l’esame di ammissione a Medicina nell’Università di Torino, città dove si era trasferita la famiglia. La Farnè può contare su ottimi insegnanti figli del positivismo e sostenitori del metodo sperimentale, tra questi anche Cesare Lombroso. Dopo il conseguimento della laurea nel 1878, Maria si trova ad affrontare il complicato mondo del lavoro avviandosi all’esercizio privato.

Nell’estate del 1881 la giovane dottoressa ottiene l’“iscrizione a titolo onorario fra il personale sanitario della Real Casa”, in ossequio “alle intenzioni manifestate da S.M. la Regina” mentre altre testimonianze del periodo di vita trascorso a Roma la vedono paragonata a Anna Kuliscioff, giornalista rivoluzionaria e intraprendente. I legami con il Palazzo Reale però non portano ad una cospicua fonte di reddito e per Maria inizia un inesorabile declino. Dalla sua partecipazione al V Congresso internazionale di Psicologia, tenutosi nel 1905 a Roma, le sue tracce si perdono fino alla morte, avvenuta a Rivalba in totale solitudine.

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