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Maria Luisa Spaziani: poeta, non poetessa

“Io sono nata femminista e non potevo sopportare che per decenni, forse tutt’ora, essere ‘poetessa’ fosse una cosa da poco conto: si premiavano i poeti, noi donne eravamo sempre il fanalino di coda e non ci veniva riconosciuto mai un bel niente.”

In passato – e forse ancora nel presente – molte scrittrici e letterate hanno dovuto aprirsi faticosamente un varco in un mondo costantemente dominato da figure maschili. La poesia, forse in modo ancora più palese, ha spesso privilegiato i poeti alle poetesse. Eppure le figure di spicco non mancano e neanche il Piemonte ne è esente: Maria Luisa Spaziani, nata a Torino nel 1922 da madre astigiana, ne è un illustre esempio.

Cultrice di letteratura francese, ammiratrice di Proust, traduttrice di Jean Racine, André Gide, ma anche Gustave Flaubert, viaggiatrice, giornalista, frequentatrice di Ezra Pound, Thomas Eliot e Jean Paul Sartre, tre volte candidata al Premio Nobel, la Spaziani smosse l’underground poetico di metà Novecento partecipando alla fondazione della rivista Quaderni di girasole, ribattezzata poi Dado, presso cui hanno trovato spazio autori come Penna, Sinisgalli e Pratolini.

Eppure la sua fama oggi sopravvive soprattutto all’ombra della gigantesca presenza di un uomo e poeta già affermato, di venticinque anni più vecchio: dai più sarà ricordata come “l’amante di Eugenio Montale”. L’Orso e la Volpe, come amavano chiamarsi. Seppur il loro rapporto sia stato influente, la Spaziani merita di essere ricordata per il suo corpus letterario e non per il sodalizio intellettuale e di amicizia avuto con il poeta ligure.

La grande Maria Luisa Spaziani questa settimana su Rivista Savej!