I massacri compiuti nell’aprile del 1655 dalle milizie sabaude e francesi contro gli abitanti di fede valdese delle valli piemontesi divennero noti, a partire dall’Ottocento, come Pasque piemontesi. La notizia degli eccidi provocò la reazione e l’intervento dell’Inghilterra, allora guidata dal governo puritano di Oliver Cromwell. All’epoca era opinione condivisa che i valdesi fossero i precursori della Riforma e diretti discendenti dei primi cristiani, per Cromwell quindi, l’attacco ai valdesi rappresentava un attacco diretto alla Riforma, e dunque intervenire in loro soccorso equivaleva a difendere i principi sui quali si fondava il Commonwealth.
Le trattative condotte con Francia e Regno Sabaudo portarono alle Patenti di grazia e perdono del 18 agosto 1655, con le quali si accordava l’amnistia ai valdesi “annullando ogni confisca, processura, condanne e dichiarazione di pene reali”.
Grazie alla collaborazione di Corrado Gavinelli, docente di architettura ed esperto di questioni valdesi, e alle preziose indicazioni bibliografiche di Albert de Lange, questa settimana su Rivista Savej, abbiamo ripercorso le vicende e i risultati conseguiti dall’intervento inglese sulla storia valdese.