Erroneamente si crede che il suffragio femminile sia stato un premio elargito alle donne dopo il contributo da loro fornito durante la Seconda guerra mondiale; eppure, l’ottenimento di questo importante diritto è frutto di un lungo e faticoso percorso e di una grande battaglia incominciata già agli albori del Regno d’Italia nella quale ebbe un ruolo importante anche Torino. Il 10 febbraio 1906, presso la sede di via Sant’Agostino 8, nacque il Comitato pro voto del capoluogo piemontese su sollecitazione di Emilia Mariani, una delle socie fondatrici. Il Comitato – apolitico e aperto a tutti senza distinzione di genere – si dava come obiettivo l’ottenimento del voto politico e amministrativo per le donne ma si prodigava anche a prepararle all’esercizio cosciente di quel nuovo diritto.
Nello stesso anno il Comitato lanciò una petizione indirizzata al Parlamento che scatenò un contenzioso approdato dinanzi alle Corti d’Appello di Torino, Palermo, Brescia, Cagliari, Firenze, Napoli, Venezia, pronunciatesi, tra il 6 luglio e il 5 novembre 1906, con esito unanimemente sfavorevole alla richiesta. Il 7 ottobre 1911 venne inaugurato il primo Congresso pro-suffragio femminile in concomitanza con l’Esposizione Generale di Torino: è oggi considerato come il punto di arrivo della stagione più feconda del femminismo italiano di inizio Novecento. Durante la Grande Guerra il Comitato si prodigò poi in sussidi e opere di soccorso e vide donne di alto spessore tra i suoi ranghi.
Ma che ne fu del Comitato? Venne sciolto dal governo di Mussolini in quanto associazione non favorevole al regime. Annullando ogni rivendicazione femminile la figura della donna venne così sminuita e ridimensionata vanificando anni di lotte e impegni. Il contributo delle donne piemontesi al suffragio universale questa settimana su Rivista Savej!