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Il lupo, miglior nemico dell’uomo

La guerra dell’uomo contro il lupo ha origini antiche, è un conflitto che ci accompagna da sempre e che ha influenzato l’immaginario di un animale non più visto in quanto tale ma come un agglomerato simbolico su cui abbiamo proiettato secoli di paure e odio latente. Se ai tempi dell’homosapiens la convivenza era pacifica, a mano a mano che gli insediamenti umani si espandono l’abilità predatoria del lupo diventa una minaccia: l’uomo, trasformatosi da cacciatore ad allevatore, mal tollera le incursioni del lupo e le sue uccisioni di bestiame e inizia così una spietata guerra impari verso i suoi esemplari.

Il Piemonte è un ottimo esempio per raccontare l’epopea del lupo: se nel Medioevo il mammifero si attesta più o meno stabilmente sulle montagne, nei boschi planiziali e nelle vallate, a partire dal Settecento la guerra al lupo si espande in un’escalation di violenza sempre maggiore. Negli anni Venti dell’Ottocento le aree pianeggianti vedono scomparire definitivamente il lupo mentre nelle aree alpine ci vorranno altri cent’anni per scomparire in un silenzio che durerà settant’anni.

I problemi derivanti dalla scomparsa del lupo – come ad esempio i danni alle coltivazioni apportati da un numero sempre maggiore di cinghiali – diventano evidenti dopo qualche decennio e, nel 1976, viene inserito tra le specie protette. A partire da allora il lento ritorno del lupo ha permesso un ripopolamento piemontese sempre maggiore. Oggi, grazie all’attività di enti e a progetti di monitoraggio e divulgazione, il lupo non fa più così paura e sta rientrando di diritto nei suoi territori originari sempre meno vittima di pregiudizi e antichi rancori. La strada è ancora lunga ma le prime avvisaglie di un rapporto pacifico iniziano a comparire.

Sulle tracce del lupo tra passato e presente questa settimana su Rivista Savej!