Interprete versatile, sguardo magnetico e timbro incisivo, Gian Maria Volonté è spesso annoverato fra i migliori attori della storia del cinema italiano e non solo, famoso per aver ricoperto il ruolo del cattivo negli spaghetti western di Sergio Leone raggiunse poi l’apice della carriera nelle pellicole di impegno civile arrivando poi a realizzare, come regista, documentari di stampo politico. Nato a Milano nel 1933, Volonté crebbe però a Torino in una situazione familiare ed economica precaria.
Figlio di Mario Volonté, comandante della Brigata nera di Chivasso condannato e arrestato per omicidi e rapine, Gian Maria abbandonò gli studi a quattordici anni e decise di trovare un impiego per aiutare la madre. Dopo un periodo trascorso in Francia come raccoglitore di mele, Volonté torna in Italia e inizia a frequentare lo Studio Drammatico Internazionale I Nomadi di Edoardo Maltese. È così che inizia la carriera del grande attore costellata da opere messe in scena proprio nel capoluogo piemontese.
Anche dopo il debutto televisivo Volonté resterà molto legato al territorio piemontese, ne sono un esempio le sue interpretazioni di Vanzetti nel film del 1971 di Giuliano Montaldo – Volonté vestirà letteralmente i panni dell’anarchico di Villafalletto fino a confondersi con esso e con la sua causa – e del criminale torinese Pietro Cavallero nel film Banditi a Milano del 1968 di Carlo Lizzani. Il suo impegno per il sociale e la classe operaia sfocia poi a Novara tra il 1970 e il 1971 durante le riprese del film La classe operaia va in paradiso quando Volonté e la troupe accompagneranno centinaia di dipendenti della fabbrica Falconi a manifestare per i mancati pagamenti.
Il grande attore che “rubava l’anima ai suoi personaggi” questa settimana su Rivista Savej.