Torino, gennaio 1944. La guerra imperversa su tutta Europa e il capoluogo piemontese non viene certo risparmiato. Si susseguono bombardamenti e mitragliamenti e anche i beni di prima necessità, oltre a costare sempre di più, iniziano a scarseggiare. È in questo momento di sconforto e paura per il futuro che Cesare Furbatto,agente immobiliare padre di tre figli, inizia ad annotare su una piccola agendina con inchiostro, pennino e una grafia minuta, ciò che accade in questi ultimi terribili mesi di guerra e ciò che sperimenta in prima persona. Dedica questo diario alla figlia più piccola, nata da poco, che avrebbe voluto chiamare “Sfollatina” proprio perché nella sua innocente incoscienza ha affrontato ogni sorta di pericolo insieme ai famigliari sfollati in provincia.
Cesare descrive gli spaventosi viaggi in treno, sulla linea Torino-Pinerolo, tra ordigni sui binari, mitragliamenti dei vagoni e ponti fatti saltare. Oltre alla difficoltà nei trasporti freddo e fame imperversano: vengono abbattuti gli alberi dei viali per procurarsi la legna e perfino il latte è un lontano ricordo. Alla sera si vive al buio a causa dell’oscuramento ma anche per la drastica riduzione dell’erogazione di energia, eppure si resiste e si cerca di vivere giorno per giorno con coraggio e insieme rassegnazione fino alla primavera del 1945. Stragi, rappresaglie e guerriglia civile deformano il volto di una città già duramente colpita ma che finalmente vede un barlume di speranza negli ultimi, intensi, giorni di lotta.
Sfogliamo le pagine di un diario di guerra ritrovato questa settimana su Rivista Savej!