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Carol Rama, dipingere per guarirsi

In questo 8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, ricordiamo un’artista controcorrente che con le sue opere ha dato voce alle donne e alla loro sessualità, una pittrice che affermava “io dipingo per guarirmi”: la torinese Carol Rama. Tra espressionismo, astrattismo e neo-dadaismo l’arte prodotta da Olga Carolina Rama è stata prima censurata, poi criticata e infine giustamente riconosciuta e consacrata con il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia nel 2003. Nata a Torino nel 1918, Carol Rama si trasferisce in un appartamento in via Napione negli anni Quaranta dove rimarrà fino alla morte, avvenuta nel 2015. Oggi visitando la sua casa studio possiamo scoprire molto dell’artista, a cominciare dalla sua avversione per la luce naturale che copriva con tendaggi scuri e pareti dipinte di grigio così da eliminare le distrazioni esterne.

La casa di Carol Rama straborda di oggetti sapientemente posizionati in uno spazio che appare come una scenografia curatissima: gli oggetti sono stati visti, pensati e amati per anni dall’artista e assumono un significato importante per le relazioni che rappresentano con le persone della sua vita. Ogni oggetto conservato rimanda infatti a una figura importante dalla quale ha tratto materia e materiali per le sue opere. Camere d’aria di bici e auto, forme in legno per le scarpe, protesi per i denti: l’importanza dell’oggetto non è data dal suo valore o forma o tipologia intrinseci, ma dal contesto relazionale. Una memoria di dolcezza, di amicizia, di incontri importanti (Felice Casorati, Edoardo Sanguineti, Man Ray, Andy Warhol, Carlo Mollino, Pablo Picasso e molti altri) resa attraverso gli oggetti in un’abitazione che esprime oggi la sua vera unicità di donna e di artista.

Scopriamo il mondo di Carol Rama questa settimana su Rivista Savej!